Ne soffre chiunque, è una forma di terribile paura
che attanaglia e non fa respirare.
Fonte: DiLei.it
Quando è il nostro corpo a contrarre una malattia, questa può essere facilmente contrastata dalla medicina moderna, ma se è la nostra psiche ad ammalarsi, allora, il discorso diventa molto più complicato.
Numerose persone soffrono di disturbi psichiatrici abbastanza comuni, gli attacchi di panico, dai quali riescono a guarire soltanto sottoponendosi a sedute di psicoterapia accompagnate, nei casi più gravi, da una cura farmacologica.
Il disturbo può essere causato da diversi fattori tra cui traumi ed iperprotettività nell’ambito familiare, i primi sintomi si sviluppano nell’età adolescenziale, una fase delicata della vita, o nella prima età adulta.
Esso colpisce per la maggior parte le donne e la sua gravità varia a seconda del soggetto. C’è chi con una grande forza di volontà riesce a rialzarsi, a combatterlo, a guarire e chi invece rimane intrappolato in quell’inferno e non vede via di fuga. Un inferno fatto di insicurezze, paure, che pone limiti nel vivere la propria vita come qualunque altro essere umano. Come già accennato, spesso la persona affetta non vede alcuna via d’uscita, perché il suo disturbo radicandosi negli anni tende a sopraffarla.
Fonte: revistapazes.com
Ma come si rafforza questo disturbo?
La patologia diventa più forte a seguito di atteggiamenti di controllo che il soggetto assume per evitare gli attacchi. Immaginate di trovarvi davanti ad un ostacolo, se girate intorno ad esso, rimarrà comunque dov'è e si ripresenterà nuovamente e superarlo diventerà più complicato.
Chi soffre di attacchi di panico attua questi meccanismi credendo di proteggersi, ma essi tendono invece a sfociare in disturbi ossessivi compulsivi e in altri problemi.
Problemi come l'agorafobia (la paura degli spazi aperti), la claustrofobia (la paura degli spazi chiusi) e, tra le peggiori, l’anginofobia e la fagofobia (la paura di deglutire cibo solido e soffocare con esso).
Come riconoscerne i sintomi?
Gli attacchi di panico sono caratterizzati da diversi sintomi fisici, di intensità variabile, come: tremori, tachicardia, sensazione di asfissia, paura di morire, capogiri, sensazione di svenimento e molti altri.
L’intensità dipende da come il soggetto gestisce la situazione, più contrasta gli attacchi di panico più i sintomi si accentueranno e la durata della ‘crisi’ sarà maggiore, di conseguenza è necessario accoglierli e lasciarli fluire.
Fonte: psicosgambati.it
Quando chi soffre non viene capito
Un altro amico del disturbo è la mancanza di empatia da parte di soggetti esterni, non tutti sono in grado di immedesimarsi per cercare di comprendere lo stato d’animo del prossimo.
È un fattore non trascurabile, in quanto molti tendono a sminuire il problema, a non riconoscerlo come tale e a dire alla persona che ne soffre frasi come "non hai niente".
Questo porta il soggetto affetto a sentirsi incompreso e solo e spesso a reagire in maniera rude verso coloro che cercano di aiutarlo ma che si pongono in maniera sbagliata, come ad esempio con urla e l’induzione del senso di colpa per un fallimento.
Per concludere, oltre alla propria volontà, chiedere aiuto è necessario.
Il modo giusto per farlo è rivolgersi ad un professionista, ovvero chi dispone delle capacità atte a risolvere il vostro problema.
Giada Licciardi